La sezione di Desio ha partecipato all’invito dell’Amministrazione Comunale all’evento denominato “Posa delle Pietre d’Inciampo, in ricordo di Lea e Anna, deportate e uccise ad Auschwitz.
Lea Ellert Haselnuss nata nel 1882 e Anna Haselnuss nata nel 1915, rispettivamente mamma e figlia, ebree, furono arrestate a Desio il 2 dicembre 1943, incarcerate a San Vittore e deportate ad Auschwitz. Qui, il 6 febbraio del 1944, furono assassinate.
L’Amministrazione comunale ha aderito all’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig, “Pietre d’inciampo” e promossa dal Comitato per le pietre di inciampo di Monza e Brianza, composto tra gli altri da Aned, l’associazione dei deportati, da Anpi, associazione partigiani, Associazione senza confini di Seveso, a cui aderiscono 17 comuni della Brianza, tra cui Desio e che è sostenuto dalla Provincia di Monza e Brianza e dall’Ufficio scolastico provinciale.
In Corso Italia, insieme alla mamma e alla nonna, abitava anche Yehudith, da adulta maritata Kleinman, una bambina di soli sei anni che fu nascosta e salvata dai residenti del cortile di Corso Italia, in particolare dai coniugi Cattaneo che hanno finto che Yehudith fosse figlia loro.
Yehudith è stata in seguito ospitata presso le strutture delle suore Ancelle della Carità.
A Desio risiede tutt’ora la figlia dei coniugi Cattaneo, Fiammetta, che all’epoca aveva 12 anni e che ha raccontato la storia, così come se la ricordava.
Da adulta Yehudith ha scritto un libro, “La bambina dietro gli occhi”, in cui narra la sua triste e tragica vicenda, anche del brevissimo periodo vissuto a Desio.
Pensiamo sia giusto ricordare queste pagine di storia e allo stesso modo crediamo sia altrettanto corretto ricordare le vittime delle Foibe. La violenza non ha colore e non può essere mai giustificata, coloro che sono stati deportati a Auschwitz e coloro che sono stati sommariamente giustiziati e eliminati attraverso le Foibe con le modalità altrettanti violente e giustizialiste, sono entrambi da rispettare e ricordare, poiché le violenze subite, le dignità calpestate, sono basati esclusivamente sull’odio e sull’estrema cattiveria.
Vogliamo essere solidali con tutte le vittime e da questi sciacalli dobbiamo tutti prendere le debite distanze anche se i rancori di qualcuno fanno fatica ad essere governati.
Dobbiamo considerare questi giustizieri lontani anni luce da comportamenti normali civili e dignitosi da cui se analizzati più attentamente scaturiscono essenzialmente le relative debite considerazioni. Due dei più terribili avvenimenti del Novecento si ricordano tra fine gennaio e inizio febbraio. Stiamo parlando della Shoah e dei massacri delle Foibe collegati in qualche misura, pur essendo due eventi separati che presentano anche enormi differenze tra di loro, ma che sostanzialmente hanno un unico comune denominatore, la violenza gratuita e scellerata.
Il termine Shoah è stato recentemente introdotto per indicare l’Olocausto, ovvero il genocidio della razza ebraica perpetuato dalla Germania nazista guidata da Adolf Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale. Furono circa 6 milioni le vittime di fede giudaica uccisi dalle follie razziali del dittatore tedesco circa 2/3 degli ebrei vennero annientati. Il metodo di sterminio, fu quello dei campi di concentramento dove ebbero accoglienza non solo gli ebrei ma oppositori politici, malati di mente, disabili, rom, sinti, testimoni di Geova, slavi e omosessuali che Hitler riteneva inferiori alla razza ariana e che andavano necessariamente sterminati.
Dal 1° novembre 2005 è stato designato il giorno della memoria che si collega al giorno 27 gennaio1945, giorno in cui le truppe sovietiche liberarono gli ultimi prigionieri, da atroce destino.
Il termine Infoibati si abbina alla pulizia etnica messa in atto dai partigiani del maresciallo Tito a discapito degli Italiani Dalmati, Istriani e Fiumani considerati occupatori e oppositori alla liberazione Jugoslava. Privati di tutto furono costretti a lasciare questi territori per compiere l’esodo. Un esodo che spesso e volentieri veniva denigrato talvolta anche dagli stessi Italiani al di qua del confine che diversamente li avrebbero dovuti accogliere. I più sfortunati, quelli che non fecero in tempo a “rientrare” subirono, arresti, pestaggi, abusi di ogni tipo, sequestro di ogni loro bene, umiliazioni, torture, e infine processi sommari che avevano come primario scopo quelli di eliminarli fisicamente.
Il 10 febbraio si evocano le Foibe e si intendono invece gli eccidi di minor quantità rispetto a quelli della Shoah, ma non per questo di minor importanza ai danni della popolazione italiana tra il 1943 e 1947 per mano dei partigiani Jugoslavi. Le grandi caverne verticali hanno ospitato un altrettanto eccidio, la stima parla tra 5 mila e 10 mila vittime, il 30 marzo del 2004 è stato istituito il giorno del ricordo che si celebra per l’appunto il 10 febbraio di ogni anno
In entrambi i casi abbiamo assistito ad un eccidio perpetuato ai danni di una particolare etnia.
I motivi e la portata delle due tragedie furono sicuramente diverse, da una parte siamo di fronte a un vero e proprio sterminio programmato portato avanti da una struttura ben organizzata, una macchina infarcita di odio che ha quasi annientato un’intera etnia dall’Europa causando un’ingente quantità di morti, dall’altra parte dobbiamo confrontarci con l’odio razziale generato da contingenze storico politiche e non da un premeditato disegno criminoso di sterminio, che ha causato di certo meno vittime, ma che non per questo motivo non può essere considerato di inferiore importanza.
Come solitamente avviene chi si era macchiato di atroci reati probabilmente era già in salvo e come inevitabilmente succede, chi paga e chi ha pagato è la gente comune che quasi sicuramente non aveva tutte queste colpe a loro attribuite. Abbiamo assistito a una pulizia etnica perpetuata dopo la fine del conflitto e nei confronti di questi Esuli non ci fu da parte della “Madre Patria” nessuna attenzione, nessuna difesa, nessuna accoglienza, nessun aiuto o riconoscimento, coloro che già avevano perso tutto, dalle cose materiali, agli affetti più stretti, sono stati purtroppo dimenticati nonostante avessero il nostro stesso sangue e soprattutto fossero inverosimilmente, i nostri fratelli.
Il nostro auspicio è di poter ricordare queste due date evitando puntualmente di andare costantemente in conflitto perché purtroppo ognuno per la propria parte fa fatica a riconoscere i propri errori. Se davvero volessimo stemperare le inevitabili tensioni, bello sarebbe essere più onesti e capire che esiste il male e il bene e con un po’ di sana autocritica probabilmente tutti troveremmo una via di incontro che prima o poi ci porterebbe ad un abbraccio collettivo dove avremo distinto le cose giuste da quelle sbagliate, almeno l’invito e di provarci.
Sono entrambi pagine di storia da osservare con occhio critico e da condannare senza bisogno di trovare giustificazioni poiché indiscriminatamente sono e rimangono episodi imperdonabili e inqualificabili.